Nei numeri di Prometeia e Banca d’Italia le possibili variazioni del Pil italiano

L’emergenza coronavirus ha già pesato sul Pil italiano del primo trimestre. Ecco le previsioni per l’economia italiana nel 2020 secondo Prometeia e Banca d’Italia.

Previsioni economiche 2020 secondo Prometeia

L’area euro, secondo il Prometeia, ha già pagato il Covid con un -3,8% nel pil trimestrale, con l’Italia che ha ceduto il 4,7%. Le previsioni dell’istituto bolognese per il 2020 sono state inoltre corrette al ribasso, da un -6,5% a un -8,5% a causa del fatto che il lockdown potrebbe deprimere la ripresa di alcuni settori più di altri. Il tutto unito al fatto che le misure di sostegno all’economia italiana porteranno il debito pubblico al 155,4% del Pil nel 2020, rendendo la sostenibilità della ripresa ancora più labile.

Pil italiano 2020 secondo Banca d’Italia

Bankitalia, nel suo report “L’impatto della pandemia di Covid – 19 sull’economia italianascenari possibili” non pronuncia una sentenza definitiva ma delinea alcune alternative possibili, tutte comunque all’insegna della recessione per il 2020. “Il ventaglio delle valutazioni formulate dagli osservatori per la crescita in Italia nel 2020 e nel 2021, – si legge nella nota, – è eccezionalmente ampio: tra -6 e -15 punti percentuali per la caduta di quest’anno e tra 2 e 13 punti per la ripresa nel prossimo2. Un’incertezza altrettanto elevata si applica agli altri paesi dell’area dell’euro”.

Banca d'Italia
Banca d’Italia

Un’ipotesi intermedia vedrebbe “il PIL in Italia cadere del 9,0 per cento nella media di quest’anno per poi espandersi del 4,8 per cento nel 2021; si tratta di valori vicini alla media di quelli prefigurati dai principali previsori. All’andamento nell’anno in corso contribuirebbe, oltre al crollo della domanda estera e dei flussi turistici internazionali, la forte caduta della domanda interna, in seguito alla sospensione di alcune attività economiche per il contenimento del contagio e alle ripercussioni della crisi sull’occupazione e sui redditi delle famiglie. La ripresa del PIL, dal secondo semestre di quest’anno, sarebbe in larga parte attribuibile al venir meno degli effetti di offerta negativi connessi con le misure di contenimento; le ripercussioni della domanda estera, dei flussi turistici e dei comportamenti più cauti di famiglie e imprese avrebbero invece effetti economici più persistenti, rallentando il ritorno dell’attività produttiva verso i livelli pre-crisi”.

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