I forti rincari delle bollette previsti per l’autunno possono essere depotenziati. C’è tempo, ma non troppo. L’ipotesi che circola in queste ore è che il governo stia lavorando alla sterilizzazione dell’Iva. Altra strada sarebbe invece quella di un intervento una tantum per ridurre gli oneri in bolletta. Si guarda anche all’estero.

Cosa fare per “disarmare” l’aumento delle bollette, che potrebbe costare centinaia di euro alle famiglie italiane nei prossimi mesi? I forti rincari delle bollette previsti per l’autunno, secondo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, viaggerebbero al momento attorno al 40% per l’elettricità e al 31% per il gas.

Aumento bollette, le ipotesi per evitare la stangata

L’ipotesi che circola in queste ore è che il governo stia lavorando a un intervento sulla componente fiscale pagata dai consumatori del mercato tutelato (famiglie e microimprese) con le tariffe dell’energia: nel dettaglio, una sterilizzazione dell’Iva in relazione all’incremento tariffario. Altra strada sarebbe invece quella di un intervento una tantum per ridurre gli oneri in bolletta. Non c’è molto tempo a disposizione, perché i rincari dell’ultimo trimestre scatteranno il primo ottobre. Si potrebbe procedere la prossima settimana con un eventuale decreto fiscale. Ci sarebbe già stata una prima riunione lunedì sera tra il ministro dell’Economia Daniele Franco e il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini.

Per il provvedimento si potrebbero utilizzare in parte anche gli incassi delle aste per i diritti di emissione. Si tratta di una misura già utilizzata per il terzo trimestre: si tratta di impiegare i proventi dei diritti che le imprese pagano sostanzialmente a fronte delle emissioni di CO2 per abbassare temporaneamente gli oneri di sistema e in questo modo compensare almeno parzialmente il rialzo della componente energia. La Ue annualmente assegna una quota di diritti ai paesi membri che li mettono all’asta alle imprese più inquinanti: per legge, la metà degli incassi è destinata alle rinnovabili e potrebbe essere usata per coprire una parte degli incentivi che gli italiani pagano in bolletta per le energie verdi (13 miliardi all’anno). Per il 2021 è previsto un incasso attorno ai 2,5 miliardi. 

L’aumento era nell’aria da mesi

Il prezzo del gas aumenta a livello internazionale ormai da mesi. Già due mesi fa Cingolani ai senatori della Commissione Industria aveva ha spiegato che gli ultimi rincari delle bollette elettriche erano scattati per l’aumento del prezzo degli idrocarburi e per il  costo delle emissioni di carbonio nel sistema di scambi europeo, Ets (Emissions trading scheme). Ma “il rischio – aveva detto chiaramente il Ministro – è  che ogni trimestre ci si ritrovi con un aumento del 20%. E l’unico modo per uscire da questi aumenti è incrementare il più velocemente possibile la produzione di energia da fonti rinnovabili”. Insomma, tutto chiaro da tempo.

L’aumento del prezzo delle materie prime è evidente dall’inizio della ripresa economica post-lockdown, parallelamente ad un aumento vertiginoso e sproporzionato in alcuni paesi della domanda rispetto all’offerta. La Cina è tra i paesi asiatici ad aver aumentato significativamente la richiesta di gas causando un rincaro dei prezzi a livello internazionale.

Quale ruolo ha il gas nella produzione di energia elettrica in Italia? Secondo i dati di Terna, gestore della rete di distribuzione nazionale, nel 2020 il 52% di energia elettrica consumata è stata prodotta da impianti termoelettrici, il 31% da fonti energetiche rinnovabili, il 5% da biomasse; il restante 12% è stato importato dall’estero, in particolare da Francia e Svizzera. Le centrali elettriche alimentate a gas rimaranno indispensabili in futuro in quanto intervengono nei momenti in cui eolico e solare non bastano, ad esempio di notte o durante i picchi di domanda. Dunque sì, il prezzo del gas è aumentato, ma da solo non basta a giustificare gli aumenti ipotizzati.

Aumento bollette: come ridurre gli oneri di sistema

A pagarne le conseguenze sono i consumatori, con bollette alle stelle, come già accaduto lo scorso trimestre. Nel 2021 in Europa i prezzi del gas naturale sono saliti di oltre il 170 per cento. Su base annuale, un raddoppio dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità implicherebbe che i consumatori europei paghino fino a 150 miliardi di euro in più di bollette elettriche. I prezzi elevati del gas e dell’elettricità si riverberano attraverso le catene di approvvigionamento e causano una pressione inflazionistica. 

Che fare, dunque? E’ ragionevole ipotizzare di abbassare almeno in parte nelle bollette alcuni oneri impropri, quelli che con l’energia non c’entrano (le decine di euro che su ogni bolletta sono pagate per “oneri di riscossione”, ad esempio) o lavorare sull’abbassamento dell’IVA su energia elettrica e gas. Gli oneri di sistema pesano per oltre il 10% sulle bollette degli italiani. La bolletta elettrica si compone di quattro voci: la componente energia (circa il 60% del totale), le spese per il trasporto e la gestione del contatore (18%), gli oneri di sistema (10%) e le imposte (10%). 

I suggerimenti di Lega, Pd e M5s a Draghi

“L’esplosione dei costi dell’energia rischia di tradursi in una stangata di cui non si ha molta memoria. Il prezzo record di 175 € per MWh per energia elettrica di queste ore ci dice che la situazione è critica. Tutto questo può tradursi, senza nessun intervento, per l’ultimo trimestre del 2021 in aumenti anche dell’ordine del 30 per cento. Per questo è opportuno un intervento eccezionale sulle componenti parafiscali e fiscali del costo dell’energia elettrica. Un’operazione simile a quella già condotta dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) può essere immaginata e attuata. Quell’intervento ha contenuto l’aumento dei costi per le famiglie al di sotto del 10 per cento”. E’ quel che scrive sulla sua pagina Facebook Gianluca Benamati, capogruppo Pd in commissione Attività produttive alla Camera. “Come ha indicato il nostro segretario Letta il governo, in accordo con ARERA, deve ipotizzare un intervento analogo, per una somma che personalmente non stimo possa essere inferiore al miliardo, per mitigare anche nel IV quadrimestre l’aumento prevedibile. Questo se vogliamo impedire che aumenti improvvisi e così imponenti contribuiscano a gelare la ripresa in corso. È però chiaro che sullo sfondo rimangono le ragioni strutturali di questi rincari, dall’aumento del costo del gas in seguito ad un aumento della domanda ad un più lento progresso delle rinnovabili rispetto a quanto previsto dal PNIEC. E anche tutto questo – conclude Benamati – deve essere affrontato”.

In Spagna il governo Sanchez ridurrà l’imposta sull’elettricità dal 5,1% allo 0,5% per mitigare gli oneri dei consumatori: è un esempio di un’iniziativa immediata e replicabile. Invita quindi a guardare all’estero Davide Crippa, capogruppo del Movimento cinque stelle alla Camera dei deputati: “La stangata sulle bollette dell’energia elettrica e del gas va scongiurata. Bisogna lavorare subito per ridurre gli effetti di rincari che rischiano di mettere in ginocchio tante famiglie italiane. La questione è urgente, in tutta Europa, dove i governi stanno già studiando alcune soluzioni” dichiara il parlamentare. “In Spagna, ad esempio, uno degli strumenti utilizzati – prosegue – è l’abbassamento dell’Iva che oggi in Italia si attesta al 10 per cento per l’energia elettrica e il 15 per cento per il gas. Sempre in Spagna, poi, saranno le imprese petrolifere, quelle del gas e i venditori di tutti i settori energetici, con qualche eccezione, a pagare gli oneri per le rinnovabili assieme ai clienti finali; oneri che in Spagna pesano sulla bolletta per circa il 16% mentre in Italia vanno oltre il 20%. Anche il nostro Paese deve rispondere a quella che appare come una vera e propria emergenza. Bisognerà, quindi, al più presto, sedersi attorno a un tavolo per individuare la strada più utile e tecnicamente più praticabile. Lo Stato dovrà assumersi l’impegno – conclude il capogruppo Cinquestelle –  di fare da scudo ai cittadini” conclude Crippa.

L’aumento delle bollette “è il prezzo della transizione green imposta a tappe e tasse forzate dalle Ue sulla testa delle azienda italiane che sono all’avanguardia” ha affermato il segretario della Lega Matteo Salvini, ribadendo la richiesta di “tagliare le tasse” in bolletta per contenere gli aumenti: “Chi paga 100 euro, la maggior parte non è l’energia, ma costi di trasporto, costi delle emissioni della Ue, l’Iva.. Eliminare l’Iva costerebbe 5 miliardi, tagliarla è doveroso”.

“Il governo trovi le risorse presso le imprese di Stato”

Per ridurre l’impatto dei prossimi aumenti delle tariffe luce e gas, che provocheranno una stangata da +500 euro annui a famiglia, il Governo deve intervenire reperendo risorse presso le imprese di Stato che operano nel settore dell’energia e i grandi gruppi di distribuzione di luce e gas. A chiederlo i consumatori di Consumerismo No Profit, che spiegano: “Enel, Eni, Snam, Terna sono aziende che operano nel settore energetico, alcune partecipate dal Mef, tutte società che in questi anni, specie nel periodo della pandemia, hanno registrato utili e dividendi da capogiro – afferma il presidente Luigi Gabriele – Soldi che, tuttavia, non rientrano nelle disponibilità della collettività e in larga parte finiscono nelle mani di grandi azionisti e società estere, che guadagnano attraverso i consumi energetici degli italiani. Il Governo deve quindi reperire risorse da questi grandi gruppi e dalle società di distribuzione dell’energia, e utilizzarle per ridurre i rincari delle materie prime e contenere gli incrementi tariffari di luce e gas, che avrebbero effetti deleteri sulle famiglie e sui consumi in Italia”, conclude Gabriele.

Fonte: Today.it

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