Sarà come il Trono di Spade, sarà come Gomorra. Sarà tra le elezioni del capo dello Stato tra le più anomale, combattute e in ultima analisi più incerte della storia della Repubblica. Perché il successore di Mattarella viene scelto durante un’emergenza pandemica. Perché i partiti sono più divisi che mai e sul tavolo ancora non ci sono nomi capaci di mettere tutti d’accordo. Mettiamoci comodi, l’arena si apre a Montecitorio lunedì. E sarà una lunga settimana di dirette, di esperti, di chiame, di sceneggiate, di pugnalate alle spalle. Ecco che cosa ci aspetta. Dalla A alla Z.
A come Assemblea. Senatori, deputati e delegati regionali si riuniscono a Montecitorio per eleggere il presidente della Repubblica. Si parte lunedì 24 alle 15. Previsto un solo voto al giorno. I lavori andranno avanti ad oltranza – anche domenica se necessario – fino all’elezione del successore di Mattarella.
B come Berlusconi. La sua autocandidatura al Colle ha riportato il dibattito politico in Italia indietro di 10 anni. Il centrosinistra è compatto in un’unica dichiarazione, in questi giorni ripetuta all’ossesso: «È un nome divisivo». Ma il Cavaliere mette in difficoltà anche il centrodestra, al di là delle dichiarazioni per cui «Silvio è il nostro unico candidato». Salvini gli manda un avviso: «Berlusconi chiarisca entro domenica se ha i numeri, o lunedì la Lega farà una proposta che potrà essere convincente per tanti se non per tutti». Molto rumore hanno fatto ieri le parole di Sgarbi: «Silvio ieri era abbastanza triste – ha detto il critico d’arte ai microfoni di Un giorno da pecora, su Rai Radio 1 – gli mancano 100 voti, l’operazione Quirinale si è fermata oggettivamente, credo che stia pensando a una via d’uscita onorevole».
C come chiama. Avverrà come sempre in ordine alfabetico. Si parte con i senatori, che voteranno alle 16,40, poi i deputati che voteranno dalle 16,41 alle 19,23. E infine i delegati regionali, dalle 19,24.
D come donna. Tante le voci che si sono alzate affinché il successore di Mattarella sia una donna. Tra i nomi più quotati, quello della guardasigilli Marta Cartabia e della presidente del Senato Elisabetta Casellati.
E come elettori. Che nel caso dell’elezione del Capo dello Stato si chiamano Grandi elettori. Sono 1009: 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno.
F come franchi tiratori. Sono quelli che prendono le direttive del loro partito e poi, nel segreto dell’urna, ci si puliscono le scarpe. E votano secondo altre strategie, mandando i piani in fumo. Indro Montanelli li chiamava “gli onorevoli-lupara” perché sparano alle spalle. Molti si annideranno tra i Cinque Stelle, il Gruppo Misto vota come gli pare.
G come giuramento. È l’atto finale, quando avremo un nuovo presidente. La cerimonia durerà sui 50 minuti, e solo in quell’occasione l’Aula potrà essere gremita da tutti i Grandi elettori contemporaneamente. Previo tampone antigenico di ultima generazione.
H come hotel Covid. Far votare anche i positivi? Il dibattito è aperto. Una proposta arriva dal deputato di Italia Viva Marco Di Maio: mettere i positivi in un Covid hotel davanti a Montecitorio e farli votare nel cortile della Camera.
I come insalatiera. È la tradizionale urna di vimini e raso verde dove vengono depositate le schede dopo la votazione. E dopo l’operazione, assisteremo all’igienizzazione delle mani di deputati e senatori.
L come lasciapassare. Per votare è necessario il green pass base, ottenuto da tampone. Altrimenti nulla. Un punto su cui è in corso un braccio di forza: non permettere il voto di tutti quelli che ne hanno diritto sarebbe «una grave violazione del dettato costituzionale», per dirla con Lollobrigida, Fdi.
M come Mattarella. È l’uomo del Colle che sta per passare il testimone. Amato, acclamato. Tanto che ancora tiene banco – tra una parte del Pd e dei senatori M5S, l’ipotesi di un bis, che permettere di lasciare le cose come stanno: Sergio al Quirinale, Mario a Palazzo Chigi. Ma Mattarella lo ha detto in tutte le salse: il suo incarico è finito. Un bis è quantomai improbabile.
N come No vax. Ce ne sono, pochi, anche alla Camera e al Senato. E potranno votare, esibendo il green pass da tampone.
O come Omicron. È la vera convitata di pietra all’elezione. Ancora in piena espansione, e che falcidiando i Grandi elettori potrebbe spostare gli assetti.
P come positivi. Al momento sono esclusi dal voto. Secondo quanto dichiarato dal presidente della camera Fico domenica scorsa hanno il Covid 29 deputati e tra i sei e gli otto senatori.
Q come quorum. Varia come sempre a seconda delle fasi dell’elezione. Per le prime tre votazioni serve la maggioranza dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, che questa volta è di 671 voti. Dal quarto scrutinio per essere eletti basterà la maggioranza assoluta, 504 voti. R come regole. Che sono dettate dalla pandemia. Potranno entrare nell’emiciclo solo 50 elettori alla volta, tutti con mascherina Ffp2. Dopo la chiama e il voto, tutto in 11 minuti: poi fuori tutti e avanti gli altri.
S come scrutinio. Nelle altre elezioni sono stati anche tre o quattro al giorno. Per questa elezione invece ce ne sarà solo uno al giorno. Che significa che la maggioranza semplice è prevista solo dal quarto giorno, cioè da giovedì prossimo.
T come tattiche. Vecchie come la storia della Repubblica: sotterfugi affinché una coalizione che spinge su un candidato capisca come ha votato ogni partito, aggirando la segretezza dell’urna. Ad esempio: un gruppo scrive sulla scheda Silvio Berlusconi, un altro Berlusconi Silvio, un altro ancora solo Berlusconi.
U come urne. Quelle per l’elezione del presidente della Repubblica si chiamano in gergo catafalchi: cabine mobili che garantiscono un minino di privacy all’elettore. Quest’anno causa Covid saranno più ampi e areati, forse perfino dotati di luce ultravioletta per sanificare l’ambiente. Gel in entrata e in uscita per sanificarsi le mani.
V come variante Draghi. Resterà a Chigi o salirà al Colle a fare «il nonno al servizio delle istituzioni»? In base a quello che uscirà dall’urna, il panorama politico potrebbe cambiare rapidamente. Con Draghi al quirinale, l’attuale maggioranza potrebbe dissiparsi in un battito di ciglia.
Z come zero. Ovvero quante sono le possibilità che l’elezione sia rapida. Con uno spauracchio: il mandato di Mattarella scade il 3 febbraio, e se entro quella data non ci sarà ancora un verdetto, il Colle sarà ufficialmente senza inquilino.
Sarà come il Trono di Spade, sarà come Gomorra. Sarà tra le elezioni del capo dello Stato tra le più anomale, combattute e in ultima analisi più incerte della storia della Repubblica. Perché il successore di Mattarella viene scelto durante un’emergenza pandemica. Perché i partiti sono più divisi che mai e sul tavolo ancora non ci sono nomi capaci di mettere tutti d’accordo. Mettiamoci comodi, l’arena si apre a Montecitorio lunedì. E sarà una lunga settimana di dirette, di esperti, di chiame, di sceneggiate, di pugnalate alle spalle. Ecco che cosa ci aspetta. Dalla A alla Z.
A come Assemblea. Senatori, deputati e delegati regionali si riuniscono a Montecitorio per eleggere il presidente della Repubblica. Si parte lunedì 24 alle 15. Previsto un solo voto al giorno. I lavori andranno avanti ad oltranza – anche domenica se necessario – fino all’elezione del successore di Mattarella.
B come Berlusconi. La sua autocandidatura al Colle ha riportato il dibattito politico in Italia indietro di 10 anni. Il centrosinistra è compatto in un’unica dichiarazione, in questi giorni ripetuta all’ossesso: «È un nome divisivo». Ma il Cavaliere mette in difficoltà anche il centrodestra, al di là delle dichiarazioni per cui «Silvio è il nostro unico candidato». Salvini gli manda un avviso: «Berlusconi chiarisca entro domenica se ha i numeri, o lunedì la Lega farà una proposta che potrà essere convincente per tanti se non per tutti». Molto rumore hanno fatto ieri le parole di Sgarbi: «Silvio ieri era abbastanza triste – ha detto il critico d’arte ai microfoni di Un giorno da pecora, su Rai Radio 1 – gli mancano 100 voti, l’operazione Quirinale si è fermata oggettivamente, credo che stia pensando a una via d’uscita onorevole».
C come chiama. Avverrà come sempre in ordine alfabetico. Si parte con i senatori, che voteranno alle 16,40, poi i deputati che voteranno dalle 16,41 alle 19,23. E infine i delegati regionali, dalle 19,24.
D come donna. Tante le voci che si sono alzate affinché il successore di Mattarella sia una donna. Tra i nomi più quotati, quello della guardasigilli Marta Cartabia e della presidente del Senato Elisabetta Casellati.
E come elettori. Che nel caso dell’elezione del Capo dello Stato si chiamano Grandi elettori. Sono 1009: 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno.
F come franchi tiratori. Sono quelli che prendono le direttive del loro partito e poi, nel segreto dell’urna, ci si puliscono le scarpe. E votano secondo altre strategie, mandando i piani in fumo. Indro Montanelli li chiamava “gli onorevoli-lupara” perché sparano alle spalle. Molti si annideranno tra i Cinque Stelle, il Gruppo Misto vota come gli pare.
G come giuramento. È l’atto finale, quando avremo un nuovo presidente. La cerimonia durerà sui 50 minuti, e solo in quell’occasione l’Aula potrà essere gremita da tutti i Grandi elettori contemporaneamente. Previo tampone antigenico di ultima generazione.
H come hotel Covid. Far votare anche i positivi? Il dibattito è aperto. Una proposta arriva dal deputato di Italia Viva Marco Di Maio: mettere i positivi in un Covid hotel davanti a Montecitorio e farli votare nel cortile della Camera.
I come insalatiera. È la tradizionale urna di vimini e raso verde dove vengono depositate le schede dopo la votazione. E dopo l’operazione, assisteremo all’igienizzazione delle mani di deputati e senatori.
L come lasciapassare. Per votare è necessario il green pass base, ottenuto da tampone. Altrimenti nulla. Un punto su cui è in corso un braccio di forza: non permettere il voto di tutti quelli che ne hanno diritto sarebbe «una grave violazione del dettato costituzionale», per dirla con Lollobrigida, Fdi.
M come Mattarella. È l’uomo del Colle che sta per passare il testimone. Amato, acclamato. Tanto che ancora tiene banco – tra una parte del Pd e dei senatori M5S, l’ipotesi di un bis, che permettere di lasciare le cose come stanno: Sergio al Quirinale, Mario a Palazzo Chigi. Ma Mattarella lo ha detto in tutte le salse: il suo incarico è finito. Un bis è quantomai improbabile.
N come No vax. Ce ne sono, pochi, anche alla Camera e al Senato. E potranno votare, esibendo il green pass da tampone.
O come Omicron. È la vera convitata di pietra all’elezione. Ancora in piena espansione, e che falcidiando i Grandi elettori potrebbe spostare gli assetti.
P come positivi. Al momento sono esclusi dal voto. Secondo quanto dichiarato dal presidente della camera Fico domenica scorsa hanno il Covid 29 deputati e tra i sei e gli otto senatori.
Q come quorum. Varia come sempre a seconda delle fasi dell’elezione. Per le prime tre votazioni serve la maggioranza dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, che questa volta è di 671 voti. Dal quarto scrutinio per essere eletti basterà la maggioranza assoluta, 504 voti. R come regole. Che sono dettate dalla pandemia. Potranno entrare nell’emiciclo solo 50 elettori alla volta, tutti con mascherina Ffp2. Dopo la chiama e il voto, tutto in 11 minuti: poi fuori tutti e avanti gli altri.
S come scrutinio. Nelle altre elezioni sono stati anche tre o quattro al giorno. Per questa elezione invece ce ne sarà solo uno al giorno. Che significa che la maggioranza semplice è prevista solo dal quarto giorno, cioè da giovedì prossimo.
T come tattiche. Vecchie come la storia della Repubblica: sotterfugi affinché una coalizione che spinge su un candidato capisca come ha votato ogni partito, aggirando la segretezza dell’urna. Ad esempio: un gruppo scrive sulla scheda Silvio Berlusconi, un altro Berlusconi Silvio, un altro ancora solo Berlusconi.
U come urne. Quelle per l’elezione del presidente della Repubblica si chiamano in gergo catafalchi: cabine mobili che garantiscono un minino di privacy all’elettore. Quest’anno causa Covid saranno più ampi e areati, forse perfino dotati di luce ultravioletta per sanificare l’ambiente. Gel in entrata e in uscita per sanificarsi le mani.
V come variante Draghi. Resterà a Chigi o salirà al Colle a fare «il nonno al servizio delle istituzioni»? In base a quello che uscirà dall’urna, il panorama politico potrebbe cambiare rapidamente. Con Draghi al quirinale, l’attuale maggioranza potrebbe dissiparsi in un battito di ciglia.
Z come zero. Ovvero quante sono le possibilità che l’elezione sia rapida. Con uno spauracchio: il mandato di Mattarella scade il 3 febbraio, e se entro quella data non ci sarà ancora un verdetto, il Colle sarà ufficialmente senza inquilino.
Fonte: leggo.it
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